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Villanovaforru: innesto, segreti e curiosità

Sabato 25 febbraio 2017 appuntamento alle 9.30 in località “Pinn’e Maiolu per la terza giornata dell’innesto organizzata dalla Compagnia Barracellare di Villanovaforru con il patrocinio di: Coop. Turismo in Marmilla, Associazione Turistica Pro Loco e Comune di Villanovaforru e con la collaborazione di: Ass. Su Enau, Polisportiva Villanovaforru, Ass. Sp. Asterix Ass. Sp. I Quattro Venti, Ass. Sp. Sporting Villanova, Ass. Sp. MO.VI.DDA. Asd, Az. Agr. Sa Laurera, Scuole Materne, Elementari e Medie, Caseificio P.A.S.

Nel corso della mattinata verranno eseguiti degli innesti di piante da frutto, con il contributo e la guida degli esperti che illustreranno le tecniche e faranno da tutor per chi vorrà cimentarsi e apprenderne i segreti .
A fine lavori ci sarà la pausa di ristoro con su “murzu” tradizionale a base di pane, salsiccia e formaggio!

giornata innesto villanovaforru

Innesto, di cosa si tratta?

L’innesto è una pratica agronomica per la moltiplicazione agamica delle piante realizzata con la fusione anatomo-fisiologica di due individui differenti (bionti), detti rispettivamente portinnesto o soggetto e nesto o oggetto, di cui il primo costituisce la parte basale della pianta e il secondo la parte aerea. Talvolta, l’innesto si realizza con tre individui, interponendo fra il portinnesto e il nesto un terzo bionte, detto intermediario.

L’innesto consiste nel saldare, sul portinnesto, una parte di pianta del nesto, detta marza, rappresentata da una porzione di ramo o da una gemma, in quest’ultimo caso detta occhio o scudetto. Si ottiene in questo modo un’unica pianta formata da due porzioni diverse. La fusione istologica avviene grazie al callo che si forma fra le due superfici tagliate, precisamente dove combaciano i meristemi cambiali.

In floricoltura, nel giardinaggio e nella frutticoltura l’innesto viene diffusamente adottato per la moltiplicazione di piante legnose, raramente per quelle erbacee. La buona riuscita dell’innesto dipende da una tecnica perfetta, che consiste nel creare tagli dell’innesto e del portainnesto il più possibile uguali o talvolta perfettamente coincidenti (come nel caso dell’innesto a doppio spacco inglese) nel giusto periodo (solitamente in primavera o alla fine dell’estate, quando cioè le piante sono ‘in succhio’).

A cosa serve l’innesto

Le funzioni dell’innesto sono molteplici. Oltre a essere un sistema di propagazione agamica di largo impiego, all’innesto si ricorre, soprattutto in frutticoltura, per questi motivi:
• reinnestare un arboreto per sostituire una cultivar superata o per introdurne una, vecchia o nuova, preferibile a quella presente. In questo caso l’innesto si propone come alternativa all’espianto e reimpianto dell’arboreto;
• regolare lo sviluppo, la longevità, la precocità: il portainnesto è in grado di trasmettere al nesto caratteri fisiologici e fenologici specifici. La scelta del portinnesto influisce sulla vigoria, limitando lo sviluppo della parte aerea (portainnesti nanizzanti) o rafforzandola, sulla longevità della cultivar e, infine, sulla precocità della produzione, anticipando o ritardando l’epoca della fioritura;
• adattare una cultivar a particolari condizioni pedologiche e climatiche: le specie e le varietà vegetali hanno differenti sensibilità a determinate proprietà fisiche e chimiche del terreno (tessitura, contenuto in calcare, siccità, ecc.); l’innesto di una cultivar sensibile su una specie o su una varietà meno sensibile permette di adattarla a specifiche condizioni. Analoghe considerazioni possono essere fatte per l’adattamento al clima;
• resistenza a parassiti, malattie e fitofagi: il ricorso a portinnesti resistenti a particolari avversità permette di evitare attacchi agli apparati radicali o a contenerne gli effetti. L’esempio più eclatante è la lotta alla fillossera della vite tramite l’innesto dei vitigni europei su portinnesti americani più resistenti al fitofago;
• rilevare le virosi e risanare il materiale infetto: l’innesto su piante indicatrici è uno dei mezzi adottati per diagnosticare la presenza di una virosi. In micropropagazione si usa inoltre la tecnica del microinnesto per risanare le virosi, in quanto i tessuti meristematici e quelli embrionali non sono ancora infetti dal virus;
• introduzione di impollinatori: negli arboreti in cui si nota un’impollinazione si può ricorrere al reinnesto di un certo numero di piante con cultivar che hanno funzione impollinatrice;
• correggere la struttura scheletrica della pianta: l’innesto può essere sfruttato per correggere difetti di sviluppo delle branche nelle parti deficienti per varie cause.
• alcuni cloni di molte specie (arboree e non) presentano difficoltà a radicare, per cui l’innesto risulta l’unico metodo di propagazione.